venerdì, maggio 26, 2006

 

Pro Rosi

È sempre la solita solfa: sei donna e ti devi occupare di roba da donne, e cioè se sei così sfrontata da abbandonare la famiglia per la politica, ti puoi occupare, al limite, delle cose che ti competono.
Quindi, se una donna diventa ministra, le può capitare:
- pari opportunità, perché è un ministero nato per le donne che pensano alle donne e alle loro disgrazie di donne in quanto tali;
- sanità, perché le donne sono tanto buone e pensano alla salute del prossimo loro. Inoltre sono abituate a prendersi cura di figli e mariti malati;
- istruzione, perché passano tipicamente i loro pomeriggi a fare i compiti coi figli e quando i mariti le fanno andare a lavorare, fanno le prof. Le acide di lettere o le stronze di matematica;
- politiche giovanili e sport, perché le mamme scarrozzano i figli in piscina, agli allenamenti di calcio e vanno in palestra per combattere la cellulite.
Ma non le potrà mai capitare, ad esempio:
- economia, perché notoriamente le donne di numeri non capiscono un cazzo, e tendono a spendere soldi in scarpe e borsette;
- difesa, perché le donne non fanno il militare, non capiscono niente di armi e (come nel caso della Bonino) potrebbero essere pure nonviolente.
Ora, a occhio e croce Prodi ha fatto due conticini: ha visto che ormai aveva piazzato tutti i posti, ha notato che c'erano poche donne e questo cozzava con le promesse fatte in campagna elettorale sul numero delle ministre, e cosa ha fatto? Ha creato un inutile ministero (tanto ce n'erano pochi) da quota margherita rosa: il ministero della famiglia. E l'ha dato alla Bindi. E lei che fa? Giustamente, s'è incazzata talmente tanto che non voleva neanche andare a giurare: avevano promesso un ministero vero, anche se da donne, di quelli col portafoglio, e che più o meno si sa di cosa dovrebbero occuparsi.
Ma Prodi s'è dimenticato che la Rosy oltre ad essere donna cattolica, non tiene famiglia ed è persona (apparentemente) coerente e seria.
E questa donna (pure un po' incazzata, che se vogliamo restare sui luoghi comuni è un essere molto pericoloso), appena giurato ha cominciato ad essere scomoda: ha accennato in una intervista a PACS, fecondazione assistita, e adozioni (forse l'unica cosa di cui poteva innocuamente parlare). E non ha detto niente di che, ma è bastato per
- finire in una vignetta di Giannelli,
- beccarsi l'appellativo di zapatera con Melandri Turco e Bonino,
- far dire a Prodi di darsi una calmata con le interviste ai ministri,
- farsi criticare dal responsabile di forza italia per i rapporti col Vaticano (lo cito solo perché non sapevo che esistesse, beata ignoranza),
- farsi dare di lesbica da un imbecille (e se lo dice Fini, lo posso fare anche io) di senatore di AN, scatenando tra l'altro un polverone e una serie di affermazioni da varie parti di cattivo gusto,
- farmi sperare che questo governo produca qualche cosa di buono.

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giovedì, maggio 25, 2006

 

Metascacco

È in pieno corso di svolgimento, a Torino, l’Olimpiade della più possente metafa di tutti i tempi (di che, questo si ignora), il giuoco degli Scacchi. Quando il calcio sarà praticato più o meno come le bocce su ghiaccio, gli scacchi avranno gli stessi novecento spettatori paganti di oggi, e gli stessi milioni di spettatori in rete. Se nel frattempo la Libertà si sarà inverata, se la Donna sarà stata capace di pareggiassi all’infinito valore del Re, se Questa storia sarà finita – tanto meglio. Scusate, ora ciò da darmi una mossa.


 

Jesus Christ ahahah

Non ho letto il libro. Il Codice da Vinci è una bojata pazzesca, e non c’è bisogno di applausi, grazie. Mi scoccia assai essere d’accordo cogli intellettuali che lo hanno snobbato a Cannes, ma di fatto è palloso, i dialoghi sono improponibili, la supponenza pervasiva. Scorsese? Ma non c’è proprio paragone. È molto più divertente anche solo la “vera” storia del prepuzio di Gesù, vèra nuziale di Santa Caterina patrona d’Italia (non più nazione del cazzo, dunque, proprio nazione della cappella). Comunque quattro risate con la nostra Superstar preferita si possono fare persino in un modo qualificato colto e intelligente, grazie ad Harold Bloom, nonché al Braccini che vi parla del suo Gesù e Yahvè. La frattura originaria fra Ebraismo e Cristianesimo. A Bloom piace un sacco Marco, sopporta Matteo e Luca, odia con tutta la sua animaccia giudaica quell’antisemita di Giovanni – a cui però non può negare la palma di “miracolo di autocoscienza amplificata” e di “implicito modello per l’Amleto”. Finalmento un letterato scrive, in quanto tale, delle Buone Novelle. Ce ne fossero di Letture così.

Qua, per motivi etnico-estetico-filosofici, si è grandi estimatori dell’ateologico/antiteico genere letterario bestemmia (un esempio? La strepitosa Abbibbia del Belli – ma se ne riparlerà), si ha qualche indulgenza per l’arte dell’eufemismo e del mezzo-moccolo (“minced oath”; lo sapevate che quando la principessa Leia dice “Cribbio!” in italiano, in inglese dice “Fester!”?) e si approfitta di questo post per riproporre a giro una domanda posta da altri: ma i mussulmani bestemmiano? Quando scoppiò il casino delle vignette sul Profeta qua, come d’altronde altrove, si ebbe la tentazione di postare un gigantesco MAOMETTO BUHO! e se non lo si fece fu per pigrizia. Bloom, a proposito dell’Islam, dice alcune cose banali banali (“se Yahvè è un guerrafondaio, Allah è un attentatore suicida”), altre banali ma potenti; Yahvè non è morto: per gli ebrei si è auto-esiliato nei cieli più remoti, per i cristiani è scolorito nella figura di Dio Padre, ma dall’altra parte del Mediterraneo è tornato prepotentemente alla ribalta sotto forma di Allah.

E ora, in coda, in premio a chi è arrivato quaggiù, si fornisce la sintesi di ebraismo, cristianesimo e buddhismo. Allora, c’è gli dèi, che fanno spensieratamente a cazzotti fra di loro. Poi arrivA Uno più grosso di tutti e fA un mazzo così a tutta la banda. Rimane giusto un vitello d’oro a contenderGli qualche sacrifico ogni tanto, ma a Lui Gli fa le pippe. Poi, più o meno quando Costui stA prendendo per il culo un Proprio profeta (gli promettE una terra in cui scorrono fiumi “di mestruo di latte e di miele” – e poi lo fA vagare per il deserto quarant’anni), in un’epoca detta “assiale”, arriva Buddha che gli fa: “Guarda, l’ho già detto a Vishnù e ad un sacco di altri, ma Te lo dico anche a Te, che se vUoi arrivare ancora più in alto di quanto Altissimo Tu sEi, se vUoi raggiungere il nirvana, devI reincarnarTi in essere umano”. Il Nostro non gli dA’ retta per un migliao d’anni, poi Si rompE l’anima, Si dicE qualcosa tipo: “Perché no?”, ed eiaculA una colomba bianca che lungo la spada di un arcangelo raggiunge una vergine immacolata che…


martedì, maggio 23, 2006

 

Piccole soddisfazioni professionali

Era fine agosto o forse inizio settembre 2004. C'erano le firme per il referendum da finire di raccogliere, la sottoscritta era proprietaria della referendum-mobile e passava le sue pause pranzo tra l'ufficio elettorale e il tribunale per controllare e certificare firme. C'era una situazione personale particolare, in ufficio mi si prendeva per i fondelli più di sempre (per lo sgabuzzino pieno di volantini e non solo).
Entra in sala riunioni un cliente, di quei clienti con cui si finisce per parlare non solo di lavoro. E si parla di referendum. E complici i volantini, il calendario dei tavoli, i ricordi di voti radicali passati (quasi tutti, in vita loro, per sbaglio o per distrazione, una croce da quelle parti l'hanno messa), nell'arco di pochi giorni il cliente riesce a far firmare (dice, ma ci credo) una decina abbondante di persone.
Ora, questo cliente non ha gradito l'alternanza per l'alternativa e tutte le volte che ci si sente, specialmente quando qualcosa non va (i problemi hanno un tempismo perfetto), attacca coi suoi a volte leciti e condivisibili, spesso no, Contra Rosam. Io mi incazzo, e tiro a tagliar corto. Lui se ne accorge e continua ad infierire (anche in questo caso i clienti hanno sempre ragione?). La nostra ultima telefonata si è conclusa con dibattito sul ministero della Bonino, quando ancora quello che si sapeva era questo.
Adesso che sul ministero si sa questo, invento una puttanata qualunque per chiamarlo e mi prendo un briciolino di rivincita.

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lunedì, maggio 22, 2006

 

Se son rose fioriranno

L'hanno intervistata.
Così imparano a non darle l'istruzione.

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domenica, maggio 21, 2006

 

Germania 1516 - Germania 2006

Il "vero tifoso in ogni situazione" berrà birra americana o tedesca?

(Prego immaginarsi la frase detta da una con l'erre moscia, anzi praticamente inesistente, come me)

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sabato, maggio 20, 2006

 

Chi cerca, trova?

La Livietta di calcio ne capisce il giusto (gli garbano tanto le partite in compagnia a base di moccoli, birra, aglio, olio, peperoncino e il rutto libero). E anche di quello che sta succedendo ci capisce il giusto, perchè sostanzialmente tanto gliene frega.
Però questo video l'ha capito, gli è parso bellino e ha pensato di premiare quelli che d'ora in avanti passeranno da queste parti cercando roba tipo (ad oggi) filmato ti amo campionato, ti amo campionato filmato, ti amo campionato perchè non sei falsato scarica, ti amo campionato video scarica.



(via EmmeBi)

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giovedì, maggio 18, 2006

 

O mangiar questa ministra…

Speravo la sbobba la servisse la Capa delle Forze Armate (sai bello tutti sull’attenti al passaggio di quel riscricciolo biondo) e se la sorbisse Prodi - e invece eccoci qua, comunque, nel quadro istituzionale. Qua non si dice né bene né male, e forse non si direbbe nulla, se nel giro di blog fatto poco fa non si fosse stati stimolati a dire due o tre cosette (la cosa importante è la tre, che è ancora incerta e per ora ci garba tenere bassa la notizia).

Uno. La prima volta di un radicale al governo. D’Alema non riuscì a dire di no alla prima volta di un ex-comunista a Palazzo Chigi, forse ha pesato qualcosa di analogo.

Due. Cencellescamente, ciàn dato anche due sottosegretari (Casula e Casillo, Difesa e Infrastrutture; fonte Perduca su radicali-toscana; non li conosco, quindi presumo che siano sdini) e, ahinoi, un viceministro, agli Esteri, Ugo Intini. Dico ahinoi non perché di Intini mi gravi l’impresentabilità generica (in termini di opportunità) da vestale craxiana (anzi: non rubò e fu fedele; c’è di meglio, c’è di peggio), ma perché quel che mi preme non è avere compagni al governo, è che quei compagni siano tali in quanto lottano per obbiettivi comuni, e le dichiarazioni di politica estera di Intini sono demichelisiane, sono realpolitike, sono, ai miei fini, inutili anzi dannose.

Due bis. Cencellescamente, non ci rompa troppo i coglioni sul cencellismo. Mastella alla Giustizia (in virtù dei senatori che a noi sono stati disinvoltamente ladrati) è una cosa da piangere. Dice: ma i suoi metodi, quasi, oramai, sono i vostri. Cicci, Mastella "crede nella gestione del potere", come si suol leggere di lui. I pannelliani, come da pseudo-manifesto (l'introduzione di Pannella a Underground a pugno chiuso), rifiutano "anche la fantasia se va al potere" (o giù di lì) - che è un modo estremo di dire no al potere per il potere, sì alla possibilità di espansione della Libertà (scusate la maiuscola – diciamo che è un termine tecnico). Nel peggiore dei casi (nel caso in cui, cioè, anche noi si indulgesse al potere per il potere, si scaldasse la poltrona solo per il gusto di poterla ancora scaldare a lungo) ci sarebbe forse l'aggravante dell'ipocrisia, o forse l'attenuante che perlomeno il nostro vizio rende omaggio alla virtù. In una intermedia eventualità, saremmo degli ottimi amministratori, perché l'eccellenza della "scuola" è fuori discussione. Nel caso migliore - è perché noi siamo i meglio, cazzo vòi?

Tre. Una cosa che non hanno notato in molti, che magari anzi deprezzano l’incarico alla Bonino in quanto – molto bandinellianamente - “ministro del nulla (l’Europa di oggi)”. Pare (dico “pare”, ne riparleremo) che fra le deleghe aggiunte al ministero, come parziale compensazione della perdita del portafoglio, ci sia quella, scorporata dagli Esteri, della Cooperazione allo Sviluppo. Il che significa la possibilità di togliere un bel po’ di ciccia ai volenterosi finanziatori di dittature sparse per il mondo, il che significa un’accorta gestione in continuità con l’ottantesca lotta allo sterminio per fame e al commissariato europeo della Bonino, il che significa che forse si potrà iniziare a sperimentare forme, per quanto magari timide (ma non ci giurerei), del così mal detto “ricatto democratico” – e cioè, banalmente ma vitalmente, avremo qualcuno che pretende il rispetto delle clausole riguardanti i diritti umani già presenti in tutti i contratti di Cooperazione e Sviluppo e mai applicate.

Altro. E l’eventuale deputato che subentrerà alla Bonino? E i nostri fottutissimi senatori? Ecchennesò.


martedì, maggio 16, 2006

 

Eletto, e anche a vita

Ah già. Mi sa che ci s'era scordati quasi tutti - che si è liberato un posto da senatore a vita.


lunedì, maggio 15, 2006

 

In galera per un grammo

Si comincia.


 

Tromba libera tutti

Dice.


 

Tutti in B.

Lette le intercettazioni dei Della Valle. Quelli là ladri, gli altri bischeri, noi ladri e bischeri.


 

Dart, Kiefer, un tassista negro

Occhi puntati sulla spazzatura. Due video giapponesi che umiliano Dart Vader quasi quanto i dialoghi dell’Episodio III, una bravata del mitico Kiefer Bauer, e soprattutto: un tassista londinese scambiato per esperto di informatica ed intervistato di conseguenza dalla BBC; leggete lo sconcerto nei suoi occhi, perite anche voi nell’imbarazzo per l’incompetenza della giornalista, compatite anche voi il receptionist – o, ormai, ex-tale.


 

Controlliamo ’sti controllori

Quando ci fu il casino delle banlieues, pare che gli unici palazzi che non vennero toccati dalla vicenda furono quelli con servizio di videosorveglianza autogestita. A Londra, ad ogni buon conto, si sta diffondendo lo stesso sistema. Non ho idea se ci si debba preoccupare, ma prima o poi su questi schermi troverete una mappa con gli occhi che il Grande Fratello Democratico tiene puntati su Firenze. Quando saremo noi ad avere gli occhi puntati su Costui, senza pregiudizi anticommerciali, ma senza che la si debba considerare per forza un’attività che deve coprire i propri costi, la Libbertà (come scriverebbe Gianburrasca) avrà fatto qualche millimetro (o forse qualche chilometrino) in avanti.


sabato, maggio 13, 2006

 

Il mio Presidente della Repubblica

Mi sarebbe piaciuta la Bonino (che però avrei preferito come ministro più o meno di qualunque cosa tranne che, ovviamente, delle pari opportunità) . Avremmo avuto come capo di stato una donna parecchio brava e relativamente giovane.
Non mi sarebbe dispiaciuto D'Alema (sarebbe stato divertente).

Ma il mio vero e unico candidato era Pannella.

Perché?
Ecco un po' (ma solo un po') dei miei perché.

- Perché ormai ha raggiunto l'età.
- Perché è un gran rompicoglioni, e i rompicoglioni mi stanno simpatici.
- Perché spesso e volentieri rompe i coglioni per cose per cui vale la pena farlo.
- Perché è un pezzo ingombrante ed importante della storia della repubblica, e si meriterebbe che tale ruolo gli fosse in qualche modo riconosciuto.
- Perché gongolo all'idea del messaggio di fine anno: Pannella che parla e s'incazza per un'ora (di meno non gli si potrebbe chiedere) a reti unificate, in pace e tranquillità.
- Perché se l'è sognato pure un amico che l'altro giorno m'ha detto che la Bonino non è adatta a fare il ministro. E che se lo voleva pure giocare al lotto (a proposito, qualcuno sa che numero fa Pannella sulla smorfia?).
- Ma soprattutto: perché sì.

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Pannoloni

Strano paese il nostro, dove un bagno sembra essere più importante di una stanza per allattare in pace.
(Continua così Donatella, che ci piaci!)

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venerdì, maggio 12, 2006

 

Solo noi (ma anche gli altri, e anche noi)

“Oh Moggi,/ chi tu chiami oggi?”, “Con la Maserati/ scudetti assicurati”, “Moggi passa a Vodafone. Hai cento minuti di chiamate gratis”, “Nuova tariffa Tim Summer Juve: più chiami, più vinci”, e poi quello che è piaciuto più di tutti al Perduca: “Moggi, da te ’un me l’aspettavo”. Questi solo in Fiesole (in Marione son stati più schietti: “Fuori gli ultras dalle galere, dentro Moggi e le merde bianconere”), altri qua.

Ai tre scudetti da restituire (elencati già qua sotto) vorrei però aggiungere una Coppa Uefa che magari ci si ricorda solo qua in zona (ma è un ricordo che brucia): quella del ’90, subito prima del Mondiale d’Italia (“Baggio sulla traversa/ e la finale è persa!” – no, quello prima). Era l’ultima partita di Baggio in viola (ma lo sapevano solo lui, la su’moglie, i traslocatori, Bettega e i Pontello); memorabili i suoi passagi a Tacconi, quando si scordava che quel simpatico portiere con la maglia a strisce sarebbe stato suo compagno di squadra solo da mezz’ora dopo, e non digià.

Sul calcio sporco e sui gobbi in particolare, serviti à la Travagliò, queste due cose dal blog che parla e ascolta.

E poi ci sarebbe da dire che pare che nel trojajo del campionato dell’anno scorso ci si sia anche noi e, pezzenti come siamo, non certo per vincere, ma per non perdere (ve lo ricordate che nel multi-miliardajo di Tangentopoli fu coinvolta anche la Lega per dugento pezzentissimi milioni?). Facile e fallace buttarla sulla compensazione storica (uf, qualcuno si ricorda di Carnevale che -già calcioscommessato, allora all’Udinese, dalla mezz’ora dopo e per l’anno successivo alla Roma- ci fece finire in B perché anche lui in Udinese-Roma scambiò per un attimo il portere avversario per il proprio in quanto che da mezz’ora dopo lo sarebbe stato per daddovvero?). Si può dire invece che a me va benissimo qualche punticino di penalizzazione l’anno prossimo – pur di vedere i gobbi in B? Mannò, mi voglio sbilanciare: l’anno prossimo voglio proprio andarlo a vedere - il derby dei corruttori - nella serie cadetta.


giovedì, maggio 11, 2006

 

Offriresti una canna a tuo figlio?

Deve aver pensato questo (al modo del Moige) il giudice che ha settuplicato la pena chiesta dal Pm; molto diffusa a giro ‘sta notizia che un diciannovenne si è beccato due anni per aver passato una canna. Meno diffusa (letta di sfuggita sul Corriere on line, pochi minuti dopo ci son tornato per lincare ed era sparita – meno male che c’è la newsletter della Lia) la notizia che in Messico hanno legalizzato tutte le droghe ("Compañeros, è giunto il momento di farsi una canna! E se ci va anche una pera!..."), per quanto solo sotto un certo quantitativo (“…Una sola però eh.”); molto incazzati i mantenuti dell’antidroga, gli eredi degli Intoccabili ma anche di McAslett, insomma l’Fbi.

Da noi, intanto, ci si prepara a preparare a muovere qualcosa.

p.s. E un bicchier di vino?


 

Di’ qualcosa di D’Alema

La “Voce”, il “Mondo” che ci meritiamo, lo ripeto (ma delle serie obiezioni di Malvino prima o poi bisognerà parlare). Solo che ’sta “Voce”, ’sto “Mondo”, almeno a dire di Dagospia (dice: e allora vabbè), un mesetto fa ha cacciato la sua brillantissima diciannovenne più vecchia del paese perché, dice, si era rifiutata di scrivere un paginone sul “suo” D’Alema (“non mi interessa”). E su questo numero di Leftwing chi ci ritrovi? E a proposito di che?


mercoledì, maggio 10, 2006

 

Mercoledì al cinema: il regista di matrimoni

Sono andata a vedere il regista di matrimoni. Un po' prevenuta, un po' pronta a farmi una ronfata clamorosa visto quello che mi avevano detto. Eppure, allo scoccare della fine del primo tempo, io e l'amico che era accanto a me ci siamo guardati e, quasi con un filo di vergogna, ci siamo detti che si, questo film ci stava proprio piacendo.

Poi, ho incontrato chi mi aveva assolutamente sconsigliato di andarlo a vedere e mi sono sentita imbarazzata alla domanda "ma secondo te, di che parla questo film?" A quel punto me lo son chiesta pure io.
E allora, di che parla? [(a partire da) Qui si parla abbondantemente di "di che parla". Anche troppo]. Beh, secondo me non parla di una cosa, non c'è Una Storia con un significato e una interpretazione chiara e univoca. Ci sono tante storie, immaginate, girate, sognate, tante possibili, sottointese e da sottointendere interpretazioni di quello che si vede, magari appena accennato. E tutto questo è accentuato dal ritmo del film, cadenzato da pause che mi hanno dato quasi un senso "ondoso" (non ondulatorio, che mi ricorda le lacrime versate su istituzioni di fisica matematica): ci si lascia trascinare dalle immagini nel fluire degli eventi.
E tutto questo fino alle ultime scene, che secondo il mio modesto parere, sono il punto più brutto del film: è un finale aperto, ma è il punto in cui le sottointuizioni possibili si perdono, come il senso onirico e la leggerezza. E ne perde il film.

Per queste impressioni, ma non solo, sono stata ad un incontro con Bellocchio. Interessante, non tanto per la comprensione del film, quanto per la fauna di fagioli(a)ni presente in sala. Una gran quantità di persone che si conoscevano tra loro, che erano concordi tra loro, che si aspettavano che il maestro per cui erano arrivati fino al cinema fiorella di venerdì pomeriggio venisse nominato. E quando finalmente è stato nominato, tutta la sala ha avuto quasi un sospiro di sollievo: sguardi complici e sorrisi si sono sparsi per tutta la sala. Ma, alla fine dei conti, l'ora e mezzo in mezzo ai fagiolini non ha aggiunto, a parte questo capoverso, niente a questo post.

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sabato, maggio 06, 2006

 

Cessi pubblici, vita privata

non oso pensare cosa Barani voglia metterci sulla porta...Mi farò più problemi ad andare nei bagni degli uomini deserti quando quelli delle donne hanno una fila chilometrica, ora che so che le targhette sulle porte dei cessi sono argomento di tali urgenti interrogazioni parlamentari?

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L’amico ebreo

Ho lavorato per l’ebreo meno rabbino (e più rabbinico) che abbia mai visto. A dire il vero non ho mai conosciuto ebrei rabbini. E una barca di fiorentini così - sì. Mi ricordo il mio stupore, credo verso i quattordici anni, quando mi spiegarono il senso proprio della parola “rabbino” – fino ad allora ero stato convinto in buona fede che si trattasse di una deverbalizzazione dal verbo “rabbare” (sulle turbe di chi a quattordici anni ha già parecchio chiaro cosa sia una deverbalizzazione, ma usa parole come “rabbare”, ci dilungheremo un’altra volta). Da allora in poi, ho ricominciato ad usare la parola “rabbino” come la si usa comunemente a Firenze, e cioè del tutto dimentichi del suo senso proprio, a qualsiasi livello sociale, in qualsiasi contesto (ma – controprova fallita: non ricordo di averla mai sentita usare da amici ebrei – mentre “dioprete” fra i gentili di zona è piuttosto corrente). Una volta FSC, un mio amico di Roma parecchio filosemita, me la sentì usare con la consueta disinvoltura – solo che lui, essendo di Roma, la percepì come un insulto razzista, e suppongo la attribuisse alla mia normale scorrettezza politica. Poco dopo arrivò, ed intervenne nella conversazione, una comune amica di Firenze parecchio per benino che, mi pare di ricordare abbastanza per caso, dette di rabbino a qualcuno; FSC non si tenne: “‘Maestro’! Vuol dire ‘Maestro!’”

Vittorio Dan Segre è un maestro ed è un esempio di inaudita generosità verso il prossimo suo culturalmente inteso. Mercoledì scorso, presso i locali dell’Università di Lugano e nell’ambito di un ciclo di conferenze messo sù dall’Istituto Studi Mediterranei di cui è il fondatore, il suo ultimo libro, Le metamorfosi di Israele (Utet, Torino 2006, pp.204, 18€), è stato presentato da Marcello Foa, degli esteri del “Giornale”, e da lui medesimo. Qua lo si segnala con la parzialità di chi si trova ad essere presente nei ringraziamenti e persino nell’indice analitico, con tutta la soddisfazione di chi ha “penato” su quelle pagine per buona parte di un’estate, con tutta la gratitudine di chi ha da poco passato una bella serata a farsi infarcire degli aneddoti di una vita che è difficile non qualificare come straordinaria (la sua autobiografia la trovate in Storia di un ebreo fortunato e nel seguito, Il bottone di Molotov). Verso i sedici anni avrei tanto voluto avere un qualche esercito in cui arruolarmi; la “fortuna” iniziale dell’ebreo in questione è stata di vivere in tempi più “interessanti” dei nostri, e di potersi “arruolare” appunto verso quell’età, con tutto quel che ne è seguito (un’altra? Toh: è stato fra i fondatori del “Giornale” di Montanelli).

Il testo della conferenza forse andrà a finire sul “Foglio” (su cui è già passato, a pezzi e bocconi e sotto forma di intervista-colloquio con Gulio Meotti, mercoledì stesso). Intanto, ai tre o quattro amici a cui il libro è piaciuto parecchio, ma che mi hanno lusingato col dubbio che ci fosse del mio (memori più che altro della quantità industriale di cum laudibus che mi presi nel 2000), vorrei dire che, ahimé, no, ce n’è meno del minimo sindacale che un assistente per quanto pro tempore dovrebbe fornire – il mio mestiere è stato piuttosto quello di arginare la piena di idee che mi veniva riversata addosso. Quanto al merito, Vecellio ha già accennato alla qualità antagonista del pensiero di Segre rispetto alle visioni pannelliane di una Israele nell’Unione Europea; Segre, anzi, vede un futuro “orientale” per lo Stato degli ebrei, sia perché prima o poi il patrocinio degli Stati Uniti potrà ben finire, sia perché la risorsa migratoria degli Shinlung delle cosiddette “tribù perdute di Israele” (forse due milioni di persone fra Birmania e Tailandia) è appena agli inizi del suo sfruttamento (non ne sono ancora arrivati più di qualche decina di migliaia).

Queste Metamorfosi, per definizione in fieri, sono tutte insieme un compendio di storia ebraica for dummies e per espertoni, una vassoiata di giudaiche ghiottonerie colte senza mai il peso dell’erudizione, una sequela di idee non banali su quanto successo nei secoli, nel passato recente e su quanto sta per succedere in Medio Oriente e nel mondo - e persino un esempio di metodo pseudo-talmudico (tutto, e più di quanto paia, ruota attorno ad un paio di versetti biblici). Con punto interrogativo tanto esordiale che finale. Riuscirà Israele a tirarsi fuori dal pantano del paganesimo realpolitico, ad offrire un pensiero politico ebraico originale al secolo vigesimoprimo, a “non avere parte fra le nazioni” come ha ammonito Isaia?

p.s. Segre non è l’amico ebreo di questo post, ma è l’amico ebreo a cui Sergio Romano ha scritto quella Lettera.


venerdì, maggio 05, 2006

 

E il terzo scudetto della Fiorentina?

L’82, io seienne, me lo ricordo ancora. Il '90, Andreina dei Tali nei Baggio che fa la spola con Torino mentre il marito codinato dice "No, figurati, per carità" (altre amenità più personali in altro momento). A ritrovarne, sarebbe il caso di rispolverare quei manifesti che tappezzarono Firenze con Bettega con le strisce bianconere per orizzontale, altro che Previti, che pure-. Ti amo campionato perché non sei falsato. Macché sudditanza psicologica, qua si parla di Maserati. L'avete capito ora perché questo blog ha una categoria che si chiama gobbidimerda?


giovedì, maggio 04, 2006

 

Visti da chi?

Nel giorno delle dimissioni del Berlusca, una amica cervello-in-fuga, m'ha mandato questo articolo dal sito della bbc.
E dopo essermi letta le uscite del nostro attuale ex primo ministro, che tradotte in inglese assumono un fascino tutto nuovo, mi son dovuta guardare pure il profilo di Berlusconi (guardare la didascalia della foto, prego) e di Prodi.
La Bonino sarà pure detestata dal resto del mondo (... sarà...), ma questi due vengono presi sonoramente per il culo!

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martedì, maggio 02, 2006

 

Francesco Moreno?

Pare che Lucio Voreno (sic*) e Tito Pullo non siano inventati di sana pianta (come detto), bensì tratti (e ampiamente rielaborati) dal De Bello Gallico (Libro V, Capitolo 44); pare addirittura che siano gli unici due legionari citati da Cesare per nome e cognomen. Intanto, se volete provare la gioia di rileggere il Braccini in una impaginazione fatta con un po’ più di verve (ma non è che gli antichi romaneschi che si guardano l’eclissi nella foto sotto siano malaccio eh), grazie allo sguardomobilista in capo Lorenzo Flabbi, essa è qui.

* Eppure mi sento sicuro, fino a smentita, che nel doppiaggio italiano egli è Moreno – e lo spropositato numero dei referrer odierni mi conforta in questa opinione (o almeno nel dato di fatto che non sono l'unico ad avere capito male).


 

Notizie dal mondo del cinema

Marilyn Manson farà un film, variamente onirico-visonario, su Lewis Carroll (sì, ma a quando un film meravigliosamente realistico sui pic-nic del reverendo Dodgeson e di Alice Liddel in stile James Ivory?), Tarantino lo farà su Jimmy Hendrix (che conosco solo per via di un film di Verdone e perché un mio conoscente parigino abita proprio sotto dove ‘sto tipo s’amazzò). Li attendo con impazienza, e chissà poi se riuscirò a vederli, ché al cinema si perde sempre di tutto (soprattutto i film).


 

Notizie dal mondo delle lettere

Un testo inedito di Beckett (solo per cultori) mentre, a proposito di uno dei migliori manieristi beckettiani (autore di un rifacimento del Bartleby spacciato, con vero genio paraculo, per Trilogia di New York), – la figlia di Paul Auster è una fiha pazzesca.


lunedì, maggio 01, 2006

 

Fare Festa




"Lavoratori di tutto il mondo, disperdetevi! Gli antichi testi sbagliano: il mondo fu creato una domenica." (Vladimir Nabokov)


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