mercoledì, aprile 19, 2006

 

No a una "Udeur laica"

Avanti con la fusione fra i due soggetti politici radicale e socialista, ma occhio ai rappresentanti localissimi di questa seconda anima del partito, e soprattutto guardiamo di vincere quaccheccosa. Questa, per quel che vale, è la linea del Moderatore&Padrone di questo blog - e se proprio non ci sarà mandata troppo buona (non vinceremo neanche un pacsettino piccino picciò?), almeno che non ci sia troppo vento (rosapugnanti al fresco solo per far valere i diritti dei detenuti o per fatti autodenunciati - e mai, vi prego, per furto di polli con l'aviaria a Canicattì Sott'Empoli).
Dacché ho memoria, in questo paese si dibatte (e la si vede agita) l'egemonia curturale della sinistra. Mica balle, è un fenomeno pressoché statalizzato. Eppure, da almeno una decina d'anni, c'è 'sto "Foglio" che è il vero motore della maggior parte dei dibattiti politici e che, nonostante la svolta ginecologica prima e schiettamente ratzingeriana poi, continua ad esserlo. E' "la Voce", è "il Mondo" che, a quanto pare, ci meritiamo. E' cosa buona e giusta, dunque, che il dibattito sulla Rosa post-elettorale si tenga su quelle pagine (già nelle settimane scorse vi si era letta una "Epica dei tavoli radicali", di Camurri, che qua non può che far piacere, oltre che compagnia). Sono intervenuti prima Rocca, con un pezzo a dir poco ingeneroso, poi Capezzone, quindi Della Vedova (auguri, onorevole), nientedimeno che Bordin, e Punzi, ed oggi Vecellio e Tentellini. Bordin in particolare, che quelle cose aveva già scritte sul forum di radicali.it (ed è bello anche che quel pionieristico forum continui a funzionare così bene), mette in guardia dal tentativo di infanticidio del nostro coccoloso soggettino politico, e si duole che i contatti con le altre realtà socialiste sparse per la penisola siano stati sub-appaltati agli sdini piuttosto che presi in carico dall'intera segreteria della Rosa.
A stretto giro, that is the problem (diceva Nabokov), c'è una significativa tornata di amministrative (fra le altre Milano, Roma, Napoli e, dalle nostre parti, almeno Arezzo) - ed è aperto il dibattito (mentre posto è in corso la Direzione Nazionale RnP, proprio su questo argomento). Ora, noi abbiamo questo cinquantennale patrimonio di purezza che non è roba da svendersi come le verginità minorenni nella Napoli di Malaparte. Ma abbiamo anche la voglia di fare attecchire la nostra Rosa ovunque possibile, cioè ovunque. Come conciliare queste due necessarissime esigenze? Ad Arezzo ho visto che sono state convocate persino delle primarie (scusate il dirigismo ma: sono "autorizzate"?). Ecco, io non ci vedrei nulla di male se da Roma dei missi dominici venissero spediti ai quattro angoli d'Italia per controllare che la buona novella oltre che novella sia buona. Dipiù: a me piacerebbe proprio che dei simpatici stipendiati da Roma andassero a fare campagna e poi a lavorare come consiglieri comunali o quel che sarà per tutta la legislatura. Per le regionali faremo a tempo ad organizzarci altrimenti, pescando con coscienza di causa, fra i nostri locali, i più bravi, cazzuti e (sì, anche, 'mbeh?) fidati. Ma in questa tornata è indispensabile fare bella figura, e nemmeno elettorale, ma proprio amministrativa, dopo, davvero.
Io voglio una Rosa che non si sputtana. Voglio, come in quel bello spot di RadioRadicale, i rosapugnanti Dentro - ma Fuori dai Palazzini.


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