lunedì, febbraio 26, 2007
mi spiego meglio...

Il momento propizio venne quando Gesù si ritirò in solitudine a pregare nell'Orto degli Ulivi.Il segnale convenuto per il tradimento fu un bacio: Gesù allora esclamò: "Giuda con un bacio tradisci il Figlio dell'uomo?" (Luca 23, 3-6). Le guardie gli furono subito intorno e Gesù fu condotto davanti al Sinedrio: la condanna a morte era ormai questione di tempo.Compiuto il suo tradimento, tormentato dal rimorso Giuda si impiccò ad un albero.
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sabato, febbraio 24, 2007
Un anno vissuto disobbediscamente

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venerdì, febbraio 23, 2007
Mavi contro tutte

Non l'ho letto ma mi ci son fatto un film. Una nostra beniamina finalmente alla prima prova in libreria.
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lunedì, febbraio 19, 2007
Scarpe?

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domenica, febbraio 18, 2007
Per quel rompicoglioni di Pannella in senato (ma non solo per lui), qui, oggi, si digiuna.

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domenica, febbraio 11, 2007
Che ne DICO?

Piuttosto perplessa.
Qualche vaga certezza però ce l'ho:
- Giannelli disegna sempre meglio la Bindi (E Ratzinger?);
- La Bindi e la Pollastrini forse sono le uniche vagamente; soddisfatte di questo accrocchio;
- L'amico diessino, compagno di "accese discussioni" a sfondo politico, questa volta la pensa esattamente come me. E questo mi preoccupa molto.
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sabato, febbraio 10, 2007
Quel po’ di midollo della vita
C’è una frasetta di Baudelaire che mi pareva abusata (avendo diradato di parecchio le nostre frequentazioni torna a sembrarmi preziosa) per cui il modo migliore di fare la critica di un quadro sarebbe scriverne un sonetto; traslare cioè in un altro linguaggio (nel caso, quello verbale) lo stesso tipo di impatto estetico.
Oggi è stato il quarantennale della morte di Ernesto Rossi, uno dei Santi a cui siamo più collettivamente devoti. Nella sala Est-Ovest di Palazzo Medici-Riccardi un pomeriggio di studi organizzato dal benemerito Valerio Giannellini ha commemorato l’evento - o piuttosto la fine degli eventi di quella vita - perché è proprio questo il punto (alla Walden, toh), che quell’uomo ha/è vissuto - altro che seghe. Gli oratori, uno dopo l’altro, hanno spiegato quant’era stato bravo e buono il Rossi, e quanto intransigente, e quanto puro e impolitico e pulito - ed avevano tutti studiato, gli oratori, e ci portavano in dono i frutti dei loro bravi, buoni, intransigenti, puri, impolitici e pulitissimi studi. Era un pomeriggio di- dopotutto.
Ma meno male che c’era il Bandinelli, meno male. Perché, senza bisogno di far parlare i morti - ma solo con uno slittamento tipo quello di cui sopra, il miglior modo di fare la critica dei Padroni del vapore è pensare alla Fiat di oggi (o a Mediaset eccetera), perché l’unico modo per onorare il Settimo: non rubare è notare l’esenzione dall’Ici degli immobili commerciali della Chiesa, perché togliere dal fuoco dell’azione chi ci ha vissuto dentro per dirne che era un cretino di intransigente purezza è una pura (e anche semplice: non la vedete?) cretinata - su cui perché dovremmo transigere? E per il resto omnia munda mundis, cioè tutto il mondo è paese. O no?
Oggi è stato il quarantennale della morte di Ernesto Rossi, uno dei Santi a cui siamo più collettivamente devoti. Nella sala Est-Ovest di Palazzo Medici-Riccardi un pomeriggio di studi organizzato dal benemerito Valerio Giannellini ha commemorato l’evento - o piuttosto la fine degli eventi di quella vita - perché è proprio questo il punto (alla Walden, toh), che quell’uomo ha/è vissuto - altro che seghe. Gli oratori, uno dopo l’altro, hanno spiegato quant’era stato bravo e buono il Rossi, e quanto intransigente, e quanto puro e impolitico e pulito - ed avevano tutti studiato, gli oratori, e ci portavano in dono i frutti dei loro bravi, buoni, intransigenti, puri, impolitici e pulitissimi studi. Era un pomeriggio di- dopotutto.
Ma meno male che c’era il Bandinelli, meno male. Perché, senza bisogno di far parlare i morti - ma solo con uno slittamento tipo quello di cui sopra, il miglior modo di fare la critica dei Padroni del vapore è pensare alla Fiat di oggi (o a Mediaset eccetera), perché l’unico modo per onorare il Settimo: non rubare è notare l’esenzione dall’Ici degli immobili commerciali della Chiesa, perché togliere dal fuoco dell’azione chi ci ha vissuto dentro per dirne che era un cretino di intransigente purezza è una pura (e anche semplice: non la vedete?) cretinata - su cui perché dovremmo transigere? E per il resto omnia munda mundis, cioè tutto il mondo è paese. O no?

mercoledì, febbraio 07, 2007
incredibile ma vero...

pensa che dante e virgilio parlavano nientepopodimeno che con i morti... mica poco!
molto molto bella la frase di dante nell'incomprensibile per me povera vecchia post qui sotto; di che si parla? mah. boh.
e se il fumetto fosse brodo di pesce? o fumo di panetto?
o brodetto di fumo
sono troppo confusa
forse perchè ieri ho scasfatasciato la macchina contro uno stronzo che dio non è niente in confronto e gli sbirri, sempre in confronto, sono brave persone.
forse perchè di maria ce ne è troppo poca e di dio ce ne è anche troppo.
augh
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lunedì, febbraio 05, 2007
Il fumetto è vita (se è vero che la vita è fumetto)/2

Su Dante che si faceva le canne l'idea che si ricava dai commenti dei Fainotizia (grazie a Irein per il post-crossing) è che interessino le canne ma che di Dante ci se ne sbatta altamente. Io invece, che me ne sbatto bassamente, nel frattempo ho finito la saga di The Preacher - che si conclude (attenzione: semi-SPOILER) con un clamoroso Scontro Finale con Dio - un'idea tanto semplice quanto geniale, un uovo di Colombo teologico-narrativo: lo scontro finale con Dio, possibile che nessuno ne avesse ancora scritto? (no, Milton non vale, quello è lo scontro iniziale - no, non vale neanche Giovanni- sto dicendo un'altra cosa, cazzo).
Potete capire la mia gioia, quindi - forse, quando (girellando per blog nella speranza che intanto i miei problemi si risolvessero da soli) mi sono imbattuto in questi Fratelli Mattioli, e nel loro progetto di un Dante2 (sono anni che ammorbo il prossimo mio - oltre che con la mia presenza -ma spostati, 'cazzo vòi? - con la necessità di un Dante II. La Vendetta - questi invece stanno scrivendo un:) Ritorno all'Inferno (leggete il "promo", ne vale la pena). Dante sta finalmente diventando un personaggio pop, alla stessa stregua per cui a inizio Ottocento diventò romantico (la sua prima vera reincarnazione modaiola - fino ad allora solo dei grandi tipo lui - ma come lui nessuno - lo avevano riconosciuto), e fra i mille progetti banalotti ma potenzialmente potenti che non realizzerò c'è un Malebolge pulp che non dovrebbe far altro che riprendere pari pari quei canti lì (provate a raccontarvi la trama del Faust piuttosto che della Commedia: raghi, anche solo di trama sono delle figate assurde!); ma la vita continua, maledetta, e negli ultimi anni si son visti:
-i romanzi di Giulio Leoni su Dante Detective (che non ho ancora letto, nel timore– non di roba di bassa lega ché magari– ma di semi-bassa)
-il romanzo di Pearl su cui ho già sproloquiato anni fa (mi dicono che il suo recente romanzo su Poe confermi pregi e difetti dell’autore, fra cui la fastidiosa debolezza delle scene d’azione)
-un altro giallo libresco che ha a che fare con un autografo della Commedia (e prima o poi magari vi saprò sproloquiare anche su questo)
-un bel po’ di musica variamente metal (e, chissà se me la son sognata, anche un’opera rock scritta da un cardinale- mah)
-un videogioco di successo
-la miniserie Detective Dante (piuttosto interessante, da quei tre o quattro numeri, su 24, che mi son letto…)
-un fumetto giapponese trovato alla Biblioteca dell’Isolotto: il Demone Dante…
-e infine questo.
Altro su Wikipedia

venerdì, febbraio 02, 2007
(... dell’inverno drento o fora

p.s. A proposito, nel frattempo, rinfinalmente, Sumbu Buru, all’Aja, l’hanno condannato.)

Malbela lingvo/1
Una macchinetta digitale che non ti porti a giro per appuntarti le immagini come fai con le frasi sul taccuino è inutile come una lingua che nessuno parla ma - la potenza la potenza, c’è chi la preferisce all’atto. E insomma oggi non ho fotografato una bella scritta su un muro, che inneggiava alla liberazione di non so quale noglobal (e vabbè) ma per farlo apostrofava i suoi interlocutori così: “Compagni/e!”. Sic.
L’esperanto è una lingua artificiale “a posteriori”, è stata creata cioè non con la pretesa di racchiudere lo scibile umano o magari ultramondano nei propri giri di frase, ma col modesto intento di essere una lingua d’uso abbastanza facile da imparare perlomeno dai madrelingua indeuropea, con una grammatica senza irregolarità e un lessico un po’ latino, un po’ germanico, un minimo slavo. (Alcune sfrondature grammaticali, in realtà, sono invenzioni non prive di genio: vedi la tabella dei participi - degna del greco classico! ma modero gli entusiasmi e ne riparlo in un altro Malbela lingvo/...). Quando si trattò di sistemare i generi, perciò, a Zamenhof non parve vero di poterci mettere il neutro e amen - e se lì si fosse fermato- e invece no, perché il Doktoro Esperanto (locuzione, vi parrà strano, difficilmente traducibile - il cui significato sta più o meno a metà fra “dottore speranzoso” e “dottor Speranza”) decise di reintrodurre il femminile come genere derivato - il che, avesse dovuto chiamar per titolo una collega, avrebbe fatto sì che costei venisse apostrofata con un Doktorino. Ora, con tutti i casini che comporta la millenaria stratificazione semantica in parole uguali se al femminile piuttosto che al maschile (che? la Rita è la nostra “segretaria”?)-perché Dok, perché ti sei voluto rimettere fra i piedi quella zeppa? perché ci hai voluto fotografare ancora una volta nella stessa posa in cui veniamo così male?
L’esperanto è una lingua artificiale “a posteriori”, è stata creata cioè non con la pretesa di racchiudere lo scibile umano o magari ultramondano nei propri giri di frase, ma col modesto intento di essere una lingua d’uso abbastanza facile da imparare perlomeno dai madrelingua indeuropea, con una grammatica senza irregolarità e un lessico un po’ latino, un po’ germanico, un minimo slavo. (Alcune sfrondature grammaticali, in realtà, sono invenzioni non prive di genio: vedi la tabella dei participi - degna del greco classico! ma modero gli entusiasmi e ne riparlo in un altro Malbela lingvo/...). Quando si trattò di sistemare i generi, perciò, a Zamenhof non parve vero di poterci mettere il neutro e amen - e se lì si fosse fermato- e invece no, perché il Doktoro Esperanto (locuzione, vi parrà strano, difficilmente traducibile - il cui significato sta più o meno a metà fra “dottore speranzoso” e “dottor Speranza”) decise di reintrodurre il femminile come genere derivato - il che, avesse dovuto chiamar per titolo una collega, avrebbe fatto sì che costei venisse apostrofata con un Doktorino. Ora, con tutti i casini che comporta la millenaria stratificazione semantica in parole uguali se al femminile piuttosto che al maschile (che? la Rita è la nostra “segretaria”?)-perché Dok, perché ti sei voluto rimettere fra i piedi quella zeppa? perché ci hai voluto fotografare ancora una volta nella stessa posa in cui veniamo così male?
