
L’inconsistenza della vita umana non è argomento che mi appassioni – e se scrivo qua dell’iconologia del San Soicchéiohillè del Pontormo e della relativa metamorfosi curturale in
balloon è solo in seguito alla recente scoperta della divinità di Garth Ennis. Prima di 'sta teofania nemmeno sapevo che Garth è un rispettabilissimo nome gaelico e credevo anzi che non ci fosse altro Garth all’infuori della sillaba fantalinguistica che denomina il pianeta in cui i gorilla si sono auto-evoluti in specie senziente (teste David Brin e il suo ciclo delle Cinque Galassie). Ma la fatascienza ci fa una pipa, anzi se la fuma proprio (addormentando così “la bete” con lo stesso metodo praticato dal
Tristano che ci ha suggestionato il titolo di ‘sto fumettoso pseudopost), e nel frattempo qua si voleva dire che.
The Preacher è un impasto di mitologia cristiana con una sceneggiatura degna di Tarantino. Ci sono anche svariate mommy majale. A saper usare fotosciòp, aggiungerei anche a loro la tuta in latex giallo radicale.
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