giovedì, giugno 17, 2004
100 anni e un giorno (ciao Mr Bloom)
Raffaele La Capria mi sta simpatico per parecchi versi, primi fra tutti quelli elettorali ascoltati dalla viva voce della Bernardina all'ultimo congresso di Ri: Sto a destra della sinistra/ a sinistra della destra/ ovunque ma non al centro/ io sono radicale e/ per me perseverare/ diabolico non è. Anni fa, La Capra (se si scrive così) rilesse l'Ulisse, la cui azione narrativa, il così detto Bloomsday, si svolge cent'anni e un giorno fa. Il pigro rilettore, che con l'inglese non aveva mai fatto i suoi conti, ma che sull'Ulisse italiano si era deliziato trent'anni prima, trovò che l'opera del sommo ibernico fosse davvero pallosa. Scandalo? Costernazione della comunità intellettuale? Niente di tutto ciò. Oreste Del Buono (se si scrive così) rincarò ricordando quanto fosse pallosa la Recherche di Proust.
Giovanni Raboni mi sta sulle palle per parecchi versi, primi fra tutti quelli dedicatari delle raccolte della compagna Valduga. In risposta ai due ricordati interventi Raboni scrisse così: Se l'Ulisse e la Recherche vi paiono pallosi, cosa possiamo escogitare, cosa possiamo arzigogolare per farveli garbare?
Naturalmente, l'unico che cià ragione in queste faccende è il Braccini, il quale si schiera a favore della possibilità di dire di qualsiasi libro: chedduphalle!, e non ha saputo escogitare altro, per festeggiare degnamente il Bloomsday, che scolarsi due litri di Murphy a un pub chiamato Il Fauno in via Cavour, mentre la Fiore batteva il Perugia fuori casa nello spareggio per la A.
Per qualcosa scritto nel San Patrizio precedente il 99esimo Bloomsday andate qua (soprattutto il terzo paragrafo).
Per qualcosa scritto quel giorno lì qua.
Per sentire chi fra i radicali la pensa come La Capria e Del Buono e chi come Raboni qua.
Per sapere cos'è successo the day after the bloomsday (raccontato da uno che iersera stava bevendo scure come il sottoscritto) qua.
p.s. In termini reali, il Bloomsday è il giorno in cui il giovane Joyce vide Norma che si lavava le cosce in un fiumiciattolo e ne rimase folgorato. Fra i risultati secondari: una manciata di belle poesie da camera e una figliola che impazzì d'amore per il giovane Beckett.
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Giovanni Raboni mi sta sulle palle per parecchi versi, primi fra tutti quelli dedicatari delle raccolte della compagna Valduga. In risposta ai due ricordati interventi Raboni scrisse così: Se l'Ulisse e la Recherche vi paiono pallosi, cosa possiamo escogitare, cosa possiamo arzigogolare per farveli garbare?
Naturalmente, l'unico che cià ragione in queste faccende è il Braccini, il quale si schiera a favore della possibilità di dire di qualsiasi libro: chedduphalle!, e non ha saputo escogitare altro, per festeggiare degnamente il Bloomsday, che scolarsi due litri di Murphy a un pub chiamato Il Fauno in via Cavour, mentre la Fiore batteva il Perugia fuori casa nello spareggio per la A.
Per qualcosa scritto nel San Patrizio precedente il 99esimo Bloomsday andate qua (soprattutto il terzo paragrafo).
Per qualcosa scritto quel giorno lì qua.
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Per sapere cos'è successo the day after the bloomsday (raccontato da uno che iersera stava bevendo scure come il sottoscritto) qua.
p.s. In termini reali, il Bloomsday è il giorno in cui il giovane Joyce vide Norma che si lavava le cosce in un fiumiciattolo e ne rimase folgorato. Fra i risultati secondari: una manciata di belle poesie da camera e una figliola che impazzì d'amore per il giovane Beckett.
Etichette: curtura generale, il Braccini
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